Donna forte, Ada
Colau, ha dimostrato con il suo partito “Barcelona en Comú”, di
essere in grado di portare avanti con sicurezza le politiche sociali
più progressiste della democrazia non solo a Barcellona, ma
relativamente a tutto lo Stato spagnolo.
Proveniente dai
movimenti sociali, in particolare dalla lotta per il diritto alla
casa, è arrivata alla carica di sindaco di una delle città più
attraenti del mondo.
E’ stata la prima
donna sindaco della città; non proveniva dalle famiglie che hanno
sempre detenuto il potere, ha difeso i diritti pubblici, come
l’istruzione e il diritto ai servizi di base, come la casa e
l’energia pubblica, si è rivolta agli immigrati e ha affrontato le
lobby; questa sindaca così amata da alcuni e così disprezzata da
altri non è riuscita a farsi rieleggere per circa 4.000 voti.
Ernest Maragall, il
rappresentante di Esquerra Republicana de Catalunya (ERC),
l’avversario con cui si è scontrata nelle ultime settimane della
campagna, l’ha superata in voti, ma non in consiglieri (entrambi ne
hanno 10 e Colau ne ha perso 1).
Maragall è arrivato
alla carica di sindaco di Barcellona con una vittoria elettorale che
l’ERC non otteneva dal 1939. Fratello del tanto applaudito ex
sindaco ed ex presidente Pascual Maragall, ha messo in primo piano
la libertà dei prigionieri politici ed è stato il grande vincitore
municipalista in Catalogna: la sinistra a favore dell’indipendenza
si è alleata e non deve affrontare la repressione dello Stato
spagnolo.
Ma con questa
premessa, il cittadino comune perde i suoi diritti nei servizi
pubblici. Le politiche di Esquerra Republicana non sono di sinistra.
Non lo sono. Alcuni giornalisti hanno sottolineato le politiche
neoliberiste di Ernest Maragall, anche se i cittadini lo hanno
portato alla carica di sindaco.
Pochi media
controllati dal potere hanno difeso Ada Colau, ma anche i più ostili
le hanno riservato uno spazio d’onore per mano del giornalista Jordi
Évole.
In questi quattro
anni la squadra di “Barcelona en Comú” ha scalato una montagna senza
sosta, con tenacia e con tutti i politici contro.
Nei colloqui
informali con diversi membri, hanno ammesso di sentirsi persi quando
sono arrivati al municipio. Gli uffici della grande casa sembravano
un labirinto e i contatti e le porte dove fare merenda erano un
segreto. Dove sono i bagni? chiedeva scherzoso il vice sindaco.
Ma nulla di tutto
ciò ha impedito di portare avanti il proposito di aprire un nuovo
capitolo della politica urbana e internazionale, un modello di
riferimento per il mondo.
Il cambiamento
realizzato è andato al di là di un elenco di cose fatte; rispetto a
ciò che resta da fare, bisogna ricordare che i problemi di 50 anni
non si risolvono in 4. E’ andato oltre perché è stato un effetto
dimostrativo di come la cittadinanza che non proveniva dalle
famiglie di sempre potesse arrivare al potere per difendere i
diritti della maggioranza delle famiglie, quelle che nessuno ha mai
difeso.
Con le sue idee
progressiste e i suoi legami internazionali, il movimento
municipalista è nato per crescere come forza politica contro la
paura e l’avanzata dell’estrema destra.
Il movimento
municipalista globale ha tenuto il suo primo incontro a Barcellona
nel 2017 sotto il nome di “Città senza paura” e ha lanciato una
serie di proposte, raccolte in una guida all’azione municipalista
che emerge dall’analisi del momento attuale, in cui la paura e
l’insicurezza si trasformano in odio e le disuguaglianze aumentano.
“Viviamo in un
momento storico eccezionale. Il sogno occidentale del progresso si
sta rompendo e tutto cambia a una velocità vertiginosa” dice
l’attivista eco-femminista e antropologa Yayo Herrero, che con molte
altre affermazioni nel libro “Città senza paura” mostra le politiche
femministe, l’ascesa nel XXI secolo delle città contro gli imperi
del XIX secolo e gli stati nazionali del XX secolo.
“Il fascismo bussa
alla porta, sperando di impadronirsi del bottino della frustrazione.
E’ stato sempre così per tutto il tempo che riusciamo a ricordare”,
dice Iago Martínez, capo di gabinetto del sindaco di A Corunha.
Il municipalismo
libertario nasce dalla giornalista e scrittrice Debbie Bookchin, che
si ispira al padre, il teorico municipalista e socialista Murray
Bookchin, che negli anni Sessanta si chiedeva: “Come costruire una
società più egualitaria? Che tipo di organizzazione politica è la
migliore per contrastare il potere dello Stato?”
Murray era convinto
che il municipalismo offrisse una terza via d’uscita dall’impasse
in cui erano bloccate le tradizioni marxiste e anarchiche e che
questo cambiamento radicale non si potesse ottenere con il voto.
Secondo Boochin “Il
Municipalismo si chiede: cosa significa essere un essere umano? Cosa
significa vivere in libertà? Come organizzare la società in modo da
organizzare aiuto reciproco, cura e cooperazione?”
Il movimento
municipalista costruisce per la città, ma i suoi orizzonti sono
molto più aperti, ampi e inclusivi. “Siamo l’unica forza in grado di
fermare l’estrema destra” ha dichiarato il vicesindaco Gerardo
Pisarello.
In questi giorni di
campagna elettorale Ada ha detto molto chiaramente: “Cosa abbiamo
fatto in 4 anni? E voi cosa avete fatto in 50? Certo che Barcellona
ha dei problemi! Siamo consapevoli dell’eredità lasciataci dalle
precedenti amministrazioni comunali?”
La strategia di un
cambiamento politico non può essere misurata solo dai chilometri di
piste ciclabili costruite (se così fosse, Ada avrebbe vinto di
nuovo), ma dal modello sociale che vogliamo realizzare.
In breve, le
principali azioni del governo di “Barcelona en Comú” sono state:
–
Una politica basata sul “No alla paura”,
in rete con numerosi sindaci di altri paesi
–
Difesa costante dei diritti degli
immigrati (accoglienza, sostegno ai salvataggi nel Mediterraneo)
–
Sostegno alle persone colpite dalla
violenza criminale del 1° ottobre (data del referendum per
l’indipendenza, N.d.T.) e difesa della causa della Repubblica e del
diritto di decidere
–
Sfida alle lobbies
–
Blocco di oltre 7.000 sfratti
–
Politiche di genere al centro del
dibattito. Definizione della città come femminista, creando un ente
politico per azioni in questo senso e un centro per i diritti LGBT
–
Inquinamento come uno dei problemi
principali da risolvere
–
Municipalizzazione dei servizi (come il
dentista gratuito)
–
Creazione del più grande operatore
elettrico comunale dello Stato
–
Ipotesi di gestione pubblica dell’acqua
–
Difesa dell’istruzione pubblica con
numerose azioni
–
Approvazione di una legge secondo cui il
30% degli alloggi costruiti da privati dovrebbe essere destinato a
edilizia popolare
–
Chiusura di 5.000 appartamenti turistici
illegali
–
Individuazione di frodi fiscali per
oltre 70 milioni da parte di grandi aziende che non pagavano le
tasse
E questo è stato
l’inizio di qualcosa che non era stato fatto in 50 anni, ma per
molti non è stato sufficiente. Nessun potere reale riconoscerà il
merito di “Barcelona en Comú”. Hanno attaccato di continuo la
sindaca, prendendola alla sprovvista nelle foto e usando falsità e
distorsioni.
La sinistra locale
non l’ha mai sostenuta, al contrario di quella intellettuale e
progressista a livello internazionale: più di 200 personalità
l’hanno appoggiata, o le hanno inviato messaggi di solidarietà. Tra
loro la giornalista e scrittrice Naomi Klein, l’ex presidente del
Brasile Dilma Rousself, il filosofo Noam Chomsky, il sindaco di New
York Bill de Blasio, il politico e senatore Bernie Sanders e molti
altri.
La porta del
progresso è rimasta aperta e ha avuto il suo effetto dimostrativo.
Speriamo che le politiche a favore dei cittadini non perdano la
forza e continuino la loro lotta. Speriamo che i nuovi risultati
delle elezioni spagnole non seguano il temibile percorso senza
ritorno dell’azione della paura e della repressione delle libertà e
della speranza di un essere umano che possa elevarsi sulla via
dell’ispirazione.
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