La
Svizzera dice sì a norme più rigide sul possesso di armi. I
cittadini, chiamati a esprimersi in un referendum, secondo le
proiezioni dell'istituto gfs.bern diffuse dalla tv pubblica RTS,
hanno votato per il 67% a favore delle nuove regolamentazioni per
allinearsi all'Ue.
La
rilevazione ha un margine di errore del 3%. Il testo è criticato
negli ambienti del tiro sportivo, molto diffuso nel Paese.
Prima
del voto il governo aveva avvertito gli elettori che un 'no' alla
nuova legislazione avrebbe potuto portare a un'esclusione della
Confederazione (che non è membro dell'Ue) dagli accordi europei di
Schengen e Dublino ai quali è associata.
Esclusione che avrebbe avuto conseguenze negli ambiti della
sicurezza e dell'asilo, ma anche del turismo.
"Peccato che la popolazione abbia seguito l'argomentazione della
paura con Schengen. È un po' triste ma accettiamo il risultato", ha
commentato Olivia de Weck, vicepresidente di ProTell, la lobby pro
armi che si era fortemente mobilitata contro la nuova legge.
Le armi sono molto diffuse in Svizzera,
anche se in assenza di un registro federale è difficile sapere
quante ce ne siano effettivamente in circolazione.
Stando
al centro di ricerca di Ginevra Small Arms Survey, nel 2017 oltre
2,3 milioni di armi erano nelle mani di civili in Svizzera, cioè
circa tre ogni 10 abitanti, dato che pone la Svizzera al 16esimo
posto al mondo per numero di armi per abitanti.
La
nuova legge non prevede un registro centrale, ma introduce il
divieto per le armi semi-automatiche dotate di un caricatore di
grande capacità. Collezionisti e tiratori sportivi potranno ancora
acquistarle, ma richiedendo una "autorizzazione eccezionale": dopo
cinque anni, e poi 10, dovranno dimostrare che continuano a
praticare regolarmente l'attività.
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