COMPOSIZIONE – Silicio organico 75%,
minerali Ca, P, Fe, K, Vitamine: C. B1, B2, PP, Betacarotene.
NOTEVOLI sono le proprietà del
bambu’, presenta un a elevata concentrazione di silicio, circa il
75% cioè 10 volte superiore a quello dell’equiseto, e di gran lunga
superiore a quella di qualsiasi altro vegetale. Il SILICIO è un
elemento indispensabile alla vita dell’uomo.
Ha la proprietà di contribuire a
formare la corretta costituzione della pelle, dei legamenti, dei
tendini, dei peli, delle ossa. E’ continuamente metabolizzato
dall’organismo, il corpo ne espelle da 40 a 200 mg al giorno
mediante le urine, la formazione di nuovo pelo,crescita delle
unghie.
E’ pertanto di vitale importanza
un’integrazione a base di silicio per prevenire i danni legati
all’invecchiamento.
TRE sono le principali indicazioni
benefiche dell’estratto di BAMBU’:
(1) REMINERALIZZANTE
il silicio va a localizzarsi
nell’osteoblasto, cellula che favorisce la costruzione dell’osso,
favorendo il deposito del calcio nei siti attivi di calcificazione.
(2) ANTINFIAMMATORIO CARTILAGINEO
il silicio riveste una rilevante
importanza nel mantenere l’elasticità dei tendini,delle cartilagini
e delle pareti arteriose. Il ruolo fondamentale del silicio si
esplica stimolando la RICRESCITA e la formazione di nuovo tessuto
cartilagineo deteriorato da usura, vecchiaia, o interventi
chirurgici.
(3) DISINTOSSICANTE - DETOSSINANTE
il silicio di bambu’ contribuisce ad
eliminare le molteplici scorie metaboliche, urea, acidi urici,
alluminio, ecc.
Quindi trova il suo principale
impiego nel trattamento legato a problemi articolari legati
all’usura delle cartilagini e/o come demineralizzante in caso di
fratture, osteoporosi, unghie fragili e simili.
Il bambu’ è il rappresentante più
alto della famiglia delle Graminacee.
Le farfalle danzano fra le “cime
d’albero” delle foreste di bambu’.
Di rado gli uccelli abbandonano la
luce e l’ombra muta di sotto.
Solo i loro richiami e il canto ne
rivelano la presenza.
Il bambu’ è molto abbondante in
Asia. Solo in Cina se ne coltivano più di 160 varietà. Ma il bambu’
cresce anche nell’emisfero occidentale, dagli Stati Uniti
meridionali al Cile e all’Argentina settentrionali.
Gli
impieghi sono molteplici
Il bambu’ serve per fare molte altre
cose oltre che come alimento per uomini e animali. I suoi impieghi
sono così numerosi che si è detto che la vita dei popoli
dell’Estremo Oriente sarebbe del tutto diversa se non esistesse il
bambu’.
I Cinesi rimorchiano giunche sulle
impetuose rapide del possente fiume cinese Yangtze. La corda che
usano è di bambu’. Essa sopporta una tensione di oltre 700
chilogrammi per centimetro quadrato. È forte quasi quanto l’acciaio!
Infatti, il bambu’ rappresenta un ottimo rinforzo per il cemento.
L’Orientale andrà a pescare con una
barca di bambu’, prende i pesci con un’asta di bambu’, mette i pesci
in un cesto di bambu’ e si farà ombra con un ombrello dalle stecche
di bambu’.
Tornato a casa, preparerà il pesce
in recipienti di bambu’ e lo mangerà con bastoncini di bambu’. Il
suo pasto sarà costituito in parte da teneri, giovani germogli di
bambu’. Per bere attingerà l’acqua con un mestolo di bambu’ e
l’acqua sarà forse portata in casa per mezzo di una conduttura di
bambu’. Dopo avere mangiato, si pulirà i denti con uno stuzzicadenti
di bambu’ e si rinfrescherà con un ventaglio di bambu’.
La casa dell’uomo può anch’essa
esser fatta di bambu’, inclusi il pavimento, le pareti e il tetto. I
mobili saranno di bambu’ e non solo la sedia su cui siede, ma anche
i vasi in cui mette i fiori del giardino. Forse la scopa usata per
pulire la casa e il rastrello del giardino sono anche di bambu’,
mentre la sua proprietà è delimitata da una siepe di bambu’.
Le massaie cinesi usano comunemente
foglie di bambu’ per avvolgervi il riso, noci di acagiù e maiale, o
altre pietanze, come la massaia cilena usa l’involucro delle
pannocchie di granturco, quella greca usa le foglie della vite e
altre massaie avvolgono vari cibi in foglie di cavolo.
Le foglie mature ed essiccate di
bambu’ sono usate anche per deodorare gli oli di pesce.
Pare non vi sia fine agli impieghi
del bambu’.
Mediante distillazione dal bambu’ si
può ricavare combustibile liquido per motori diesel.
Le ditte farmaceutiche impiegano
sostanze ricavate dal bambu’ nella produzione di ormoni e medicine.
La “voce” del bambu’.
Si ritiene che il bambu’ abbia una
“voce” potendo dire il suo nome in alcune lingue. Se nella vostra
lingua la parola per bambu’ ha la stessa derivazione dell’italiano,
potete quindi udir parlare questa pianta. In che modo?
Ebbene, la parola italiana “bambu’”
imita il suono da esso prodotto nel bruciare. Esso scoppietta con un
forte “BAM! BU!”.
Marco Polo, viaggiatore del
tredicesimo secolo, narrò molto tempo fa come veniva usata la “voce”
del bambu’. I viaggiatori del suo giorno legavano in fasci le canne
verdi di bambu’ e le sospendevano la notte sopra un fuoco e il forte
“BAM! BU!” doveva servire a respingere i predoni.
Il bambu’ parla anche con la voce
che gli uomini gli hanno dato. Il bambu’ è largamente usato per fare
strumenti musicali a fiato orientali, come il flauto. Sia a Tokyo
che a Manila ci sono organi con le canne di bambu’. In una chiesa di
un sobborgo di Manila, Las Piñas Rizal, c’è un organo con le canne
di bambu’ che ha 150 anni.
Crescita
Il bambu’ ha una durata di vita di
ben 120 anni. Ciò equivale a quasi 44.000 giorni. Tuttavia la
maggioranza delle piante di bambu’ finisce di crescere nei primi
sessanta giorni!
Come la balenottera azzurra è il più
grande mammifero vivente che ci sia mai stato sulla terra, così il
bambu’ è noto come la pianta che attualmente cresce più in fretta.
Si può udire crescere e si può vedere crescere. È stata riportata
una crescita di un metro e venti centimetri in un sol giorno! Una
foresta di bambu’ crepita letteralmente di vitalità.
Il fusto o culmo non cresce più
oltre quell’iniziale scatto verso il cielo. Può quindi rimanere di
quella grandezza, non cambiando più nei quasi centoventicinque anni
successivi.
Quando il germoglio è a meno di
trenta centimetri dal suolo, contiene visibilmente tutti i nodi che
possederà il culmo pienamente sviluppato. Si può spaccare il
germoglio di bambu’ e vedervi compressi dentro tutti i segmenti di
quello che sarebbe divenuto un gigante di oltre sessanta metri! È
simile al bulbo di un tulipano. Tagliatelo a metà e troverete
l’intero fiore di tulipano in embrione che sarebbe sbocciato in
primavera se non fosse stata eseguita questa operazione.
Benché il suo rimarchevole scatto
verso il cielo termini in poche settimane, il bambu’ continua a
crescere sotto terra. Anche se l’alto fusto nodoso del bambu’ è
tagliato, come avviene spesso, questa crescita sotterranea continua.
Lì, invisibile agli occhi, prosegue un meraviglioso processo di
sostituzione. Ogni anno da 200 a 1.500 nuovi germogli per acro
saranno prodotti a gruppi o in stoloni sotterranei. Essi
rappresentano una sempre crescente fonte di nuove piante.
Quando a primavera i nuovi germogli
spuntano dal suolo, tutta l’energia del bambu’ in via di sviluppo è
rivolta a far elevare la nuova pianta. La crescita sotterranea cessa
temporaneamente durante questa crescita verso l’alto.
Morte
È interessante che col passare di
ogni anno i germogli di bambu’ hanno un anno in meno di vita
potenziale rispetto ai loro predecessori. Pertanto, sia che abbiano
più di cento anni, cinquanta, venticinque, cinque anni, o siano solo
dell’anno scorso, tutte queste piante di bambu’ muoiono quasi nello
stesso tempo.
Quando il culmo fiorisce, la foresta
muore per un periodo di uno o due anni. Così la foresta fiorisce una
volta in un secolo circa e poi muore. Anche le piante trapiantate in
altri paesi fioriranno e moriranno nello stesso periodo in un anno o
due in cui muore la foresta madre. La foresta e tutte le piante che
hanno avuto origine da essa, benché trapiantate in varie parti del
mondo, rispondono in modo molto simile a come i salmoni sparsi nei
mari rispondono a un orologio interno.
Recentemente, ad esempio, è fiorito
in Giappone il bambu’ madake. Giacché i tre quarti del bambu’ del
Giappone sono di questa specie, è iniziato per il Giappone un
decennio di grande perdita, poiché ci vogliono circa dieci anni
perché una foresta di bambu’ riprenda vigore.
Quando una foresta di bambu’ muore,
come fa a rinascere?
Rinascita
In alcune varietà ciò avviene per
mezzo del seme prodotto dal frutto che viene dai fiori. Ma c’è un
altro modo, che è unico.
Come si è già notato, quando la
foresta di bambu’ fiorisce, le piante muoiono entro due anni. Non si
tratta solo di una morte in superficie; muoiono anche i rizomi
sotterranei. Questi sono i carnosi fusti o radici sotterranee in cui
vengono conservate le sostanze nutritive. Ebbene, dunque, da dove ha
origine la nuova foresta?
È prodotta dalla crescita
sotterranea di nuovi rizomi. In modo sorprendente, in un periodo di
tre anni la vita è trasferita dalla vecchia foresta di bambu’ a
questi piccoli nuovi rizomi. Ci vogliono poi altri sette anni perché
la rete dei rizomi proliferi, e questa radura divenga una foresta.
La fioritura del bambu’ è uno dei
più rari e insoliti avvenimenti del regno vegetale.
Alcuni anni fa il dottor Thomas
Soderstrom piantò presso la Smithsonian Institution di Washington
vari esemplari di bambu’ provenienti da Puerto Rico. Quando le
foglie dell’ultima pianta superstite cominciarono a cadere e la
pianta aveva un aspetto malaticcio, il dottor Soderstrom fu molto
deluso. “Ma poi mi resi conto che questo è quanto accade allorché il
bambu’ sta per fiorire, un raro avvenimento”, disse il dottor
Soderstrom. “Allora divenni euforico”. Un amico di Puerto Rico gli
disse che la specie era in fiore “in tutta l’isola”. Quella
particolare specie era fiorita l’ultima volta nel 1910, 66 anni
prima.
Nel 1979 cominciò a fiorire un’altra
specie di bambu’, particolarmente bella, cominciando nell’Europa
settentrionale, poi nell’America del Nord e infine in tutto il
mondo. Era la prima volta che si vedeva quella pianta in fiore da
che era stata scoperta nell’Himalaya il secolo scorso. Ma fu anche
l’ultimo spettacolo di quella varietà di bambu’.
Quasi tutte le specie di bambu’
hanno incorporato nelle cellule un meccanismo di sincronizzazione
che dice loro quando fiorire, e quando morire. Può essere azionato a
intervalli che oscillano da 10 a 120 anni, secondo la specie. Quando
viene quel momento, le piante giovani e vecchie della specie sentono
il segnale in qualsiasi parte del mondo e cominciano a compiere
l’ultimo rituale. Prima fiorisce una particolare pianta, poi
l’intero boschetto, poi tutti i bambu’ di quella specie nella zona e
infine in tutto il mondo. Nel giro di un anno o due, l’intera specie
muore. Significa questo la fine della pianta? È un piacere
rispondere di no. Essa si rigenera per mezzo dei numerosi semi
simili a chicchi di riso risultanti dalla fioritura, ma possono
volerci dieci anni o più.
Quando il bambu’ fiorisce, i rami
vicino alla cima del fusto principale si ricoprono di fiorellini
bianchi. In molte specie i fiori sono nascosti da brattee o lamelle
verdi, per cui è molto difficile vederli. Questa è un’altra ragione
per cui il fiore del bambu’ è uno spettacolo eccezionale che si vede
di rado. I botanici, infatti, trovano difficile esaminarli a occhio
nudo; devono portarli in laboratorio e studiarli al microscopio. E
sono oggetto di studio, perché il bambu’ ha un così largo impiego in
Estremo Oriente, India e America Meridionale, che quando una
coltivazione all’improvviso muore gli effetti possono essere
disastrosi. La scomparsa di una particolare specie di bambu’, ad
esempio, ha quasi lasciato senza mezzi di sussistenza i panda
giganti della provincia cinese dello Szechwan: per poco non è stata
una catastrofe.
Il bambu’ e il suo sincronizzato
ciclo di fioritura pertanto continuano a essere sostanzialmente un
rebus per gli scienziati.
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