In
Repubblica Dominicana il rapporto tra donna e uomo ha infinite
sfumature e presenta situazioni intermedie che obbligano a mettere
da parte approcci rigorosi e bacchettoni.
La RD non
risponde solo alle leggi mercantili di domanda e offerta, ampio
spazio viene riservato alle istintive regole dell’attrazione: per un
uomo bianco, meglio se giovane e piacente, camminare lungo i
corridoi di un supermercato in Repubblica Dominicana equivale a
essere obiettivo bellico di decine sguardi esplosivi.
Sicuramente una vittoria gratificante per il narcisismo del giovane
maschio medio, sia europeo sia di altra nazionalita’, per non
parlare del neo pensionato single, che riscopre dopo anni di
esistenza scialba, popolata solo da sogni proibiti, di destare
ancora interesse.
Certo,
l’uomo bianco in generale, il “gringo”, anche se in origine il
termine era riservato solo agli americani, in RD equivale
innanzitutto a “denaro in movimento”, ma un “blanquito” in
particolare se “lindo y flaco”, provoca una forte attrazione sulle
giovani, e anche meno giovani, donne locali.
E’ un
fatto non solo economico, ma anche estetico ed esotico. Comunque
metto in guardia gli eventuali lettori maschi: l’amore in Repubblica
Dominicana ha sempre un prezzo. Ma procediamo con ordine.
E’
assolutamente necessario mantenere il sangue freddo in questi
fatidici momenti, quando cioe’ si e’ stregati da seducenti canti di
sirene color caramello. E’ piuttosto facile entrare in confusione
(demenza libidinica) e si rischia di andare in tilt.
A
prescindere dall’età, le donne dominicane si prodigheranno in
atteggiamenti smorfiosetti e finto-ingenui.
Andare in
un baretto per bersi un centrifugato di frutta tropicale e’
l’occasione per cominciare la giornata alla grande. Innanzitutto per
l’accoglienza, sempre celebrata dalle cameriere con un sorridente
“hola, mi amor”.
L’intercalare “mi amor” e’ piuttosto frequente ai Caraibi e
corrisponde indistintamente a signore, amico, ragazzo. Il semplice
ascolto di quelle poche sillabe rinfranca da un intera annata di
delusioni.
Il meglio
viene comunque dopo. Nel locale può capitare di essere adocchiati e
invitati da una ragazza a condividere il tavolo. In principio non si
capisce mai quale sfumatura ella rappresenti nella spessissima linea
rossa che separa la prostituzione tout court da tutto il resto.
Forse
sono ragazze che vogliono arrotondare lo stipendio con massaggi più
o meno innocenti; forse sono curiose; forse vogliono vivere
l’esperienza all-inclusive di frequentare un bianco; forse sentono
il bisogno di scambiare quattro chiacchiere con un nuovo amico dalle
differenti prospettive; forse desiderano fidanzarsi per sistemarsi a
vita o per qualche settimana; forse sognano un bebe’ con gli occhi
chiari; forse godono di accordi commerciali coi baristi locali e si
beccano discrete commissioni per ogni bevanda consumata in
compagnia del pollo di turno; forse molto più prosaicamente cercano
un cliente all’infuori dei circuiti classici, discoteche, ecc., e
dei flussi dei russi vecchi, panzoni e cafoni.
A
prescindere dalla loro reale motivazione, le ragazze dominicane sono
bravissime a mettere a loro agio i più timidi, addirittura facendoli
sentire popolari manco fossero calciatori di Serie A.
La
bellezza afro-antillana si declina in molteplici sfaccettature
cromatiche e morfologiche adatte a tutti i gusti: ci sono le flacas
(snelle e sinuose), le llenas (letteralmente piene, quindi molto
formose) e le gorditas (cicciottelle).
Per i
veri viaggiatori le ragazze rappresentano un prezioso bollettino
vivente per tastare il polso della società dominicana. Al prezzo di
un caffe’ si può ottenere il miglior materiale per un gustoso
trattato antropologico sull’intera isola.
E le
ragazze parlano bene pure senza aprire bocca, piuttosto sarete voi a
rimanere a bocca aperta: basta un sottofondo musicale al ritmo di
raggaeton o baciata e vi improvviseranno uno di quei balletti dove
ogni movimento e’ pura imitazione di un atto sessuale.
Chi pensa
che una volta trasferito in Repubblica Dominicana sentirà la
mancanza degli amici, si sbaglia di grosso. Al contrario, qua i
livelli di socialità e condivisione sono alle stelle. Insomma, si fa
amicizia subito.
In
Repubblica Dominicana e’ possibile fidanzarsi immediatamente, solo
schioccando le dita. Ma qui scattano i guai. Magari piacete alle
ragazze, e pure tanto, ma inevitabilmente, chi più, chi meno, sarete
trattati come un bancomat.
E’ vero,
un appuntamento si strappa senza problemi, ma c’e’ il rischio
concreto che la serata possa essere una lungo viaggio di
mortificazione per le vostre tasche.
Sarete
trasportati in un gorgo di nottate leggendarie all’insegna di
bachata, merengue, qualche beverone a base di ron, discoteche, corse
in motoconcho (i taxi su due ruote dell’isola) e chi più ne ha, più
ne metta!
Ovviamente tutto rigorosamente pagato da voi! Più sganciate, più le
ragazze si sentiranno motivate a chiedervi di più: qualche regalo,
cene luculliane, birre appena assaggiate e lasciate sul bicchiere,
vestiti, bigiotteria e magari qualche ora al salone di bellezza.
E’ sempre
così, le ragazze dominicane hanno sempre bisogno di soldi,
generalmente in buona fede. Le più audaci provano a trasferirsi
permanentemente a casa vostra e magari coronare il loro sogno di
emancipazione sociale: sposarsi con un bancomat caucasico, magari
belloccio. Ad ogni modo c’e’ da ammettere che il naufragar e’ dolce
in questo mare di lusinghe e moine.
Ma cosa
spinge le dominicane (e pure le immigrate haitiane) a esasperati
atteggiamenti adulatori e alla ricerca spasmodica di denaro,
amicizie generose, vitto e alloggio garantiti? La fame?
Assolutamente possibile, ma molto spesso non la loro.
C’e’ una
sottile linea rossa che unisce queste ragazze: tutte, fra i 15 e i
24 anni hanno almeno un figlio, quasi fosse un marchio di fabbrica.
Sembra un fenomeno demografico che va di pari passo con la povertà,
tant’e’ che dalle mie curiose conversazioni risulta che nella vicina
Haiti, una delle più malmesse economie mondiali, ci siano
percentuali bulgare di maternità under-18.
Da
occidentale guardingo non riesco a entrare nell’ottica di questa
mentalità totalmente priva di una cultura anticoncezionale, ma bensì
pregna di incondizionato fatalismo riproduttivo. Ormai sono
rassegnato e non mi stupisco più quando quasi ogni dominicana,
orgogliosissima, mi mostra una foto del proprio bimbo.
Parlare
di gravidanze indesiderate e’ comunque una bestemmia semantica, in
quanto in queste latitudini e’ assente tutto quell’apparato di
paranoie, calcoli e rimorsi a posteriori che corredano le gioventù
dei paesi industrializzati.
Qui si
risponde alla natura e chi si e’ visto, si e’ visto; sembra un
passaggio obbligato della crescita concepire un figlio a prescindere
dalle reali possibilità di mantenerlo.
Le
conseguenze di questa spensierata vivacita’ sessuale sono intuibili:
le ragazze dominicane sono perlopiù obbligate a trasferirsi in zone
turistiche e danarose come Punta Cana per cercare fortuna, gloria e
magari un fidanzamento internazionale.
La
finalità e’ mantenere se stessa, il figlio e la propria madre.
Si, avete
letto bene, pure la madre della ragazza, in quanto prenderà in
affido il bimbo fungendo da mamma/nonna. In questi casi si verifica
un caso trans-generazionale di eterno ritorno all’uguale: le ragazze
sono solite lasciare il figlio sotto la tutela della propria madre,
la quale forse venti anni prima era andata a sua volta altrove per
cercare forme di sostentamento, magari attraverso mansioni umili del
tutto simili a quelle della figlia.
Per la
quadratura del cerchio manca il quarto elemento, ossia il padre
naturale, il quale di rado si occupa direttamente del proprio
pargolo se non viene concepito all’interno di un contesto
matrimoniale.
Per
quanto ne so, molte ragazze-madri locali non vogliono che il loro
giovane partner maschile si trovi più fra i piedi una volta esaurito
il suo ruolo biologico (un atteggiamento riscontrabile in quasi
tutte le specie mammifere); al massimo gli concedono, se e quando
possibile, di inviare dei soldi la cui reale provenienza non e’ data
a sapersi.
Concludendo, tutto l’ambiente dominicano e’ bello caliente, forse
per osmosi con le situazioni descritte nei precedenti paragrafi.
Pure la middle class dominicana, scolarizzata e senza figli precoci
a carico, e’ socievole e contribuisce al rilascio di vibrazioni
positive ben assorbite dalla fiumana di stranieri trapiantati
nell’isola.
Un'
ultima considerazione: non stupitevi di vedere attempate signore
occidentali a passeggio con aitanti ragazzoni mulatti e morenos.
Costoro sono i "sanqui panqui", tutt’altro che meri gigolò;
piuttosto si possono definire amanti a tempo indeterminato, ma
questa e’ un’altra storia.
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