Sembra un paradosso, ma persino la longevità è diventata un
nemico, se non da combattere, almeno da rendere inoffensivo:
troppe spese per lo stato in pensioni e assistenza
sanitaria. L'allarme lo ha lanciato Christine Lagarde. La
soluzione proposta dalla direttrice dell'Fmi, nel classico
stile neoliberista, sta nello smantellamento del sistema
previdenziale.
Un enorme problema grava sull'Europa e sul mondo intero, e
preoccupa economisti e statistici, tecnici e analisti di
varie discipline. È già diverso tempo che se ne sente
parlare, ma nessuno ancora aveva trovato la forza di
denunciarlo a gran voce. Fino a l'altro ieri.
È stata Christine Lagarde, direttrice del Fondo
Monetario Internazionale, a lanciare l'allarme e a mettere
tutti in guardia contro il rischio più imminente per
l'umanità: la longevità.
Già, viviamo troppo a lungo, e secondo le stime siamo
destinati a vivere ancora di più. La vita media sarà
cresciuta di tre anni nel 2050. Ora, nella nostra
ingenuità, potremmo pensare che in fondo vivere qualche anno
in più su questa terra – pur con tutti i problemi e le
storture da cui è afflitta – non sia una cosa poi così
terribile; le nostre menti contorte potrebbero persino
arrivare a gioire della notizia.
Per fortuna ci ha pensato la signora Lagarde a ridare al
fatto la gravità che merita. “Le implicazioni finanziarie
del vivere più a lungo sono enormi – ha dichiarato ai media
nel presentare il Global Financial Stability Report,
il rapporto che l'Fmi diffonderà la settimana prossima
durante i lavori primaverili a Washington e di cui sono
stati anticipati due capitoli –; se nel 2050 la vita media
si allungherà di 3 anni rispetto alle attese attuali, i
costi già ampi dell'invecchiamento della popolazione
aumenteranno del 50 per cento”.
Nei prossimi anni le persone che invecchiano “consumeranno
una quota crescente di risorse, pesando così sui
conti pubblici e privati”. E sebbene gli enti che pagano le
pensioni si siano preparati a questa evenienza, “le stime
sono state fatte su previsioni che hanno in passato
sottovalutato quanto le persone avrebbero vissuto”.
La soluzione, per la direttrice del Fmi, è da ricercare in
due semplici mosse, valide indistintamente in qualsiasi
paese: aumentare i contributi versati da parte dei
lavoratori ed alzare l'età pensionabile. Ovvero, pagare
ancora più tasse ed andare in pensione ancora più tardi.
E laddove si è già intervenuti a fondo su questi due
fattori, non resta che “abbassate le prestazioni”, ovvero
diminuire l'entità delle pensioni.
È importante poi, ha ribadito la Lagarde, che i governi
agiscano immediatamente e attuino le riforme strutturali
necessarie per ridurre i rischi; riforme che “impiegano anni
per dare i frutti” e che quindi vanno implementate subito,
anche a costo di manovre molto impopolari.
D'altronde si sa, ogni strumento è concesso quando si tratta
di debellare – o perlomeno rendere inoffensivo - il
terrificante spettro della longevità. È curioso vedere che
la risposta fornita dal Fmi al “problema” della longevità
consista nello smantellamento del welfare.
La stessa risposta che il Fondo fornisce agli stati afflitti
dal problema del debito pubblico, a chi gli chiede prestiti
per la ricostruzione dopo una guerra o un disastro, a chi
cerca fondi per lo sviluppo. Lo smantellamento del
sistema previdenziale è, assieme alle
privatizzazioni/liberalizzazioni del settore pubblico e alla
riduzione dei diritti dei lavoratori, uno dei tre punti
chiave di ogni ricetta neoliberista.
Ma allora non sarà che la longevità, al pari del debito
pubblico e dei vari disastri, è diventato l'ennesimo
espediente utilizzato dal potere per mettere in pratica il
suo progetto di prevaricazione sociale e distruzione dei
diritti di cittadinanza?
A ben vedere quel distopico mondo improduttivo che la
Lagarde sembra vaticinare con le sue parole, in cui la
popolazione che non lavora (e non produce) è troppa per
essere mantenuta da quella produttiva, è ben lungi dal
realizzarsi.
Tant'è che la crisi economica attuale, al pari di tutte le
crisi del capitalismo da un secolo a questa parte, è una
crisi di sovrapproduzione. Produciamo persino di più di
quanto, pur con i nostri acquisti compulsivi, riusciamo a
consumare.
Ma allora forse la Lagarde si è confusa, si è spiegata male.
Probabilmente intendeva dire che nel 2050, quando buona i
sistemi assistenziali e previdenziali saranno stati del
tutto smantellati e una fetta enorme della popolazione sarà
stata ridotta alla fame dalle ricette neoliberiste,
allora la longevità sarà un problema.
Non più per la società, per i longevi.
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