Il Bar di Rosina
Rosina
è la proprietaria di un bar, di quelli dove si beve forte.
Rendendosi conto che quasi tutti i suoi clienti sono
disoccupati e che quindi dovranno ridurre
le consumazioni e frequentazioni, escogita un geniale piano
di marketing, consentendo loro di bere subito e pagare in
seguito. Segna quindi le bevute su un libro che diventa il
libro dei crediti (cioè dei debiti dei clienti).
La formula
“bevi ora, paga dopo” è un successone: la voce si sparge,
gli affari aumentano e il bar di Rosina diventa il più
importante della città.
Lei ogni tanto rialza i prezzi delle bevande
e naturalmente nessuno protesta, visto che nessuno paga: è
un rialzo virtuale. Così il volume delle vendite aumenta
ancora.
La banca di Rosina, rassicurata dal giro
d’affari, le aumenta il fido. In fondo, dicono i risk
manager, il fido è garantito da tutti i crediti che il bar
vanta verso i clienti: il collaterale a garanzia.
Intanto l’Ufficio Investimenti & Alchimie
Finanziarie della banca ha una pensata geniale. Prendono i
crediti del bar di Rosina e li usano come garanzia per
emettere un’obbligazione nuova fiammante e collocarla sui
mercati internazionali: gli Sbornia Bond.
I bond ottengono subito un rating di AA+ come
quello della banca che li emette, e gli investitori non si
accorgono che i titoli sono di fatto garantiti da debiti di
ubriaconi disoccupati. Così, dato che rendono bene, tutti li
comprano.
Conseguentemente il prezzo sale, quindi
arrivano anche i gestori dei Fondi pensione a comprare,
attirati dall’irresistibile combinazione di un bond con alto
rating, che rende tanto e il cui prezzo sale sempre. E i
portafogli, in giro per il mondo, si riempiono di Sbornia
Bond.
Un giorno però, alla banca di Rosina arriva
un nuovo direttore che, visto che in giro c’è aria di crisi,
tanto per non rischiare le riduce il fido e le chiede di
rientrare per la parte in eccesso al nuovo limite.
A questo punto Rosina, per trovare i soldi,
comincia a chiedere ai clienti di pagare i loro debiti. Il
che è ovviamente impossibile essendo loro dei disoccupati
che si sono anche bevuti tutti i risparmi.
Rosina non è quindi in grado di ripagare il
fido e la banca le taglia i fondi.
Il bar fallisce e tutti gli impiegati si
trovano per strada.
Il prezzo degli Sbornia Bond crolla del 90%.
La banca che li ha emessi entra in crisi di
liquidità e congela immediatamente l’attività: niente più
prestiti alle aziende. L’attività economica locale si
paralizza.
Intanto i fornitori di Rosina, che in virtù
del suo successo, le avevano fornito gli alcolici con grandi
dilazioni di pagamento, si ritrovano ora pieni di crediti
inesigibili visto che lei non può più pagare.
Purtroppo avevano anche investito negli
Sbornia Bond, sui quali ora perdono il 90%.
Il fornitore di birra inizia prima a
licenziare e poi fallisce.
Il fornitore di vino viene invece acquisito
da un’azienda concorrente che chiude subito lo stabilimento
locale, manda a casa gli impiegati e delocalizza a 6.000
chilometri di distanza.
Per fortuna la banca viene invece salvata da
un mega prestito governativo senza richiesta di garanzie e a
tasso zero.
Per reperire i fondi necessari il governo ha
semplicemente tassato tutti quelli che non erano mai stati
al bar di Rosina perché astemi o troppo impegnati a
lavorare.
Bene, ora potete dilettarvi ad applicare la
dinamica degli Sbornia Bond alle cronache di questi giorni,
giusto per aver chiaro chi è ubriaco e chi sobrio.
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