La commissione di esperti incaricata dal Governo svizzero di
riesaminare la storia degli internamenti amministrativi coatti ha
pubblicato lunedì il primo di una serie di dieci volumi per fare
luce su questa triste pagina.
È probabilmente uno dei capitoli più bui della storia contemporanea
svizzera. tra il 1930 e il 1981, decine di migliaia di bambini e
adolescenti – i cosiddetti "Verdingkinder" in tedesco – furono
collocati d'autorità in aziende artigianali o agricole, dove erano
considerati manodopera a basso costo, in istituti severamente
gestiti o addirittura in penitenziari, talvolta senza decisione
giudiziaria.
In questi istituti "hanno patito violenze fisiche e psichiche,
sfruttamenti, maltrattamenti e abusi sessuali allora separati dai
loro genitori e dei fratelli", secondo la descrizione dell'Ufficio
federale di giustizia.
Modi di vita non conformi
Queste persone – ricorda la
Commissione
peritale indipendente internamenti amministrativi
(CPI) - "non erano internate per aver
commesso un delitto, ma perché le loro azioni e il loro modo di vita
non erano conformi alle norme sociali dell'epoca dal punto di vista
delle autorità".
Le donne "dissolute" prese di mira potevano vedersi costrette ad
abortire, a farsi sterilizzare o a dare in adozione il proprio
figlio o figli.
Il servizio della RSI:
Il primo tomo pubblicato dalla commissione - presieduta dall'ex
consigliere di Stato zurighese socialista Markus Notter e composta
di nove storici ed esperti negli ambiti della psichiatria, del
diritto e delle scienze sociali - è intitolato "Volti
dell'internamento amministrativo"
e presenta 60 ritratti di vittime: foto in bianco e nero e brevi
testi biografici in tedesco, francese o italiano in cui sono
illustrate le conseguenze, anche drammatiche, delle misure
coercitive vissute dagli interessati.
Gioventù rubata: volti e testimonianze
Umiliazioni, torture, abusi: questo il destino di migliaia di
giovani e bambini, vittime di un collocamento coatto nel secolo
scorso. Ancora oggi, ...
Tra maggio e giugno seguiranno altri otto volumi in cui saranno
presentate le varie sfaccettature di questo provvedimento, la sua
storia culturale e sociale, la sua legittimazione, l'applicazione
pratica, la dimensione quantitativa, con una valutazione
differenziata del numero delle persone interessate, 58 interviste
biografiche, una selezione di testi redatti da vittime. Per
settembre è infine previsto il rapporto di sintesi e con le
raccomandazioni al governo.
Per sensibilizzare il grande pubblico a questo capitolo poco
edificante della recente storia elvetica è prevista anche una mostra
itinerante: a partire da lunedì a Berna, fino al 3 giugno sarà
allestita durante una settimana in diverse piazze centrali di 12
città svizzere.
Alla fine del 2014 l'imprenditore Guido Fluri aveva consegnato una
iniziativa popolare per la riparazione che chiedeva 500 milioni di
franchi per le vittime. A distanza di neanche due anni le Camere
hanno approvato un controprogetto indiretto che prevedeva un fondo
per il contributo solidale di 300 milioni, in modo da poter
destinare a tutti un contributo solidale di un massimo di 25'000
franchi.
Le richieste di risarcimento presentate entro il termine fissato al
31 marzo 2018 sono state quasi 9'000.
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